Su invito di ANPI Crescenzago per un’installazione sulla facciata di Casa Crescenzago contro la guerra.
Angelo Caruso ha ideato questa opera “INTRECCI” con migliaia di bandiere.
Testo critico di Vittorio Raschetti
Inviluppo di connessioni, lussureggiante, debordante, proliferante come un arabesco vegetale, slancio vitale autogeno come una fusione di colori, come una improvvisa sincronia di preziose intenzioni. Una consapevolezza intessuta in una scultura vivente di relazioni. Un delicato medium materico in grado di accogliere, proteggere, custodire. La qualità non effimera della verità appartiene alla levità di forme innocue inadatte a nuocere, ricche di sensibilità, mobili e agili, capaci di creare mondi vulnerabili, ma indistruttibili. Apparizioni quasi involontarie che lasciano intravedere infiltrazioni di verità tra macerie di stoffe avviluppate. Una parete che vibra di strisce sensibili orientate da un intreccio di impulsi annodata su filamenti di memorie intrecciate in una tessitura di significati che prova ad ri-annodare rapporti umani sfilacciati.
Un filo sottile di affinità lega il mondo, una ricerca di tessitura di relazioni concettuali, antropologiche ed esistenziali, all’arte di paziente sutura delle faglie di rottura che si aprono nella struttura dissociata del presente. Un rimando latente, un filo sottile di affinità con il mondo, un intreccio tra la trama e l’ordito di strutture non solo formali, ma anche logiche e sintattiche, una tessitura non solo materiale ma concettuale che si intravede scorrendo il filo infinito del senso dal lato inafferrabile dell’eterno rovescio delle storie.
Un delicato medium materico in grado di accogliere, proteggere, custodire. Un filo sottile di affinità lega il mondo, una ricerca di tessitura di relazioni concettuali, antropologiche ed esistenziali, all’arte di paziente sutura delle faglie di rottura che si aprono nella struttura dissociata del presente.
Socializzare il gesto creativo significa sottrarlo alla solitudine ideativa dell’artista per portarlo nello spazio dello scambio e dell’esperienza vitale. Solo allora l’arte ripete il rito di un gesto quotidiano divenendo azione allargata, non localizzata, non limitata alla creazione dell’oggetto artistico, ma disposta ad un impegno creativo del vivere interamente incarnato nel comportamento.
Solo forze inattese possono spostare il punto di vista sul Mondo. Attraverso pratiche di relazione creativa collettiva, si mobilitano processi di autoeducazione a forme di socialità e riscoperta dell’interiorità, una forma di arte plurale capace di plasmare una nuova attitudine sociale. Occasioni di coesistenza per mitigare il conflitto latente, per intrecciare percorsi di cooperazione estetica e simbolica. Occorre rinegoziare collettivamente il senso di una modalità di appartenenza al territorio della relazione, concedendo diritto di espressione al linguaggio apparentemente inattingibile dell’Altro, ascoltare la presenza opaca dell’Alterità frequentando la fatica della traduzione, la lentezza della tessitura manuale e insieme testuale, creando legami, prendersi cura, donando attenzione, imparando a neutralizzare il conflitto latente nella differenza ed accettando l’innesco creativo della contaminazione creativa e la meraviglia del significato plurale.
(servizio fotografico di Maria Parmigiani)